In un mondo sempre più interdipendente, instabile e insicuro, il nazionalismo sovranista è una ricetta fallimentare, ancorata a miti del passato e fondata sull’ignoranza delle sfide del presente. L’ultima dimostrazione ce l’ha data il governo italiano in occasione del Consiglio Europeo.

Il nuovo governo ha finora incentrato la sua azione, o meglio la sua comunicazione, sul tema dei migranti. Questo nonostante gli sbarchi siano diminuiti dell’80% rispetto all’anno precedente. In pratica stiamo gridando “al lupo al lupo” in una campagna elettorale permanente senza senso. Un po’ come il dibattito sulla diffusione delle armi a fronte di una continua diminuzione di furti, rapine e crimini violenti. La comunicazione ne amplifica l’eco e aumenta il senso di insicurezza, ma la realtà è ben diversa – per fortuna.

Al contempo abbiamo seri problemi reali sul fronte dell’economia. La partita sulla riforma dell’eurozona è quindi per noi fondamentale. E c’è la necessità – anche in assenza di un’emergenza vera e propria – di arrivare a una soluzione davvero europea nella gestione dei flussi migratori, che sono un processo strutturale epocale che richiede di essere governato in modo efficace e solidale.

Invece l’Italia si muove come se ci fosse solo un tema: l’emergenza migranti. E su questo in estrema sintesi possiamo dire che al Consiglio europeo “ce le hanno date, ma le abbiamo prese”. Conte ha minacciato il veto, si è messo uno contro 27 e, ovviamente, i 27 hanno vinto. Esattamente come accade con il Regno Unito nel negoziato sulla Brexit, come mostra il comunicato ad hoc del Consiglio europeo su quel tema. D’altronde, nella vita reale, chi mai sarebbe tanto scemo da attaccare briga da solo contro un gruppo di 27? Non serve un genio per capire che in linea generale è una strategia perdente. Tanto più in un contesto come il Consiglio europeo, composto dai Capi di Stato e di governo nazionali. Ognuno di loro è il numero uno nel proprio Paese. E nessuno di loro è disposto a farsi intimidire o a premiare comportamenti ricattatori. Si tratta di un punto essenziale affinché non si ripetano. L’Unione Europea è un’organizzazione cooperativa in cui “battere i pugni sul tavolo” è controproducente. In soldoni: in Europa il nazionalismo non paga.

E infatti il governo italiano torna a casa con le ossa rotte. Non solo il regolamento Dublino non è stato riformato, ma le Conclusioni ribadiscono che in attesa della riforma va rispettato, ovvero i Paesi di primo ingresso dovranno riprendersi quelli che hanno lasciato partire verso altri Paesi europei. La ripartizione dei profughi – non dei migranti – avverrà solo su base volontaria, di fatto minando decisioni già prese e mai applicate da parte di alcuni Paesi, come quelli di Visegrad. Si rafforzerà la collaborazione e gli investimenti in Africa, ma la Spagna è citata più dell’Italia, visto l’aumento degli sbarchi che nel 2018 sono stati analoghi a quelli sulle coste italiane. Soprattutto l’UE dice la verità: gli sbarchi sono diminuiti del 95% rispetto al picco del 2015 e sono più distribuiti tra le rotte del Mediterraneo orientale, centrale e occidentale. Non esiste un’emergenza oggi e le decisioni europee non possono dipendere dalla propaganda di Salvini. In pratica una Caporetto, che il governo cerca di nascondere con la propaganda su un ritrovato ruolo o centralità italiana. Ma basta leggere le Conclusioni del Consiglio Europeo per vedere che le bugie propagandistiche hanno il naso lungo e le gambe corte.

Il fiasco è drammatico perché l’Italia aveva in mano ottime carte, che le avrebbero permesso di giocare una partita del tutto diversa. Il Parlamento Europeo ha approvato la proposta della Commissione sulla riforma di Dublino che recepiva il larga misure le posizione italiane portate avanti negli ultimi anni. Tanto che proprio a quel testo era ispirata la proposta frettolosamente presentata domenica scorsa dal governo italiano. Ed è paradossale, visto che la Lega si era astenuta e il M5S aveva votato contro quel testo al Parlamento europeo. Oltre a non aver partecipato alle 22! riunioni informali di negoziazione tra i Gruppi sul tema, come ha ricordato l’europarlamentare di Possibile Elly Schlein, relatrice ombra del provvedimento, ovvero delegata dal Gruppo dei Socialisti e Democratici a negoziare con gli altri Gruppi. Conte poteva sfidare gli altri governi a dare l’ok alle proposte di Commissione e Parlamento, trovando la sponda delle istituzioni sovranazionali, e dei Paesi piccoli, solitamente più favorevoli al metodo comunitario che a quello intergovernativo. Ha preferito fare il “bullo” per poter strombazzare la grancassa della propaganda. L’unica concessione formale che ha ottenuto nelle Conclusioni è il già previsto finanziamento per 500 milioni del Fondo dell’UE per l’Africa. Dire che dopo il Consiglio europeo “chi arriva in Italia arriva in Europa” non significa nulla, perché è sempre stato così. Specialmente per i migranti, cui non interessa affatto stabilirsi da noi. L’Italia è un Paese di transito. E i Paesi dell’Europa del nord accolgono in realtà molti più rifugiati di noi. Ma non importa tornare a casa con un pugno di mosche, perché in realtà non c’è alcuna emergenza sbarchi al momento. L’importante è poter sbandierare una linea nazionalista nella comunicazione interna.

Ma c’è di più. Con il riferimento ai “centri sorvegliati” sul territorio europeo, da realizzare con il pieno sostegno dell’UE, la posizione italiana diventa debolissima. Chi accetterà di creare quei Centri avrà il pieno sostegno dell’UE. E chi non accetterà? Si vedrà. Perché in fondo è qui il dilemma e la contraddizione sovranista. Che da un lato chiede la solidarietà europea, ma dall’altro non è disposto a una gestione europea in loco delle domande d’asilo, ecc. Ma solidarietà e condivisione di sovranità vanno insieme. È la ragione per cui l’Italia, e la Commissione, giustamente propongono di ridurre i fondi strutturali a chi non rispetta le norme europee su altre questioni, come i migranti.

Di fatto la linea del governo è stata fallimentare in termini di risultati immediati. Inoltre, ha indebolito la posizione italiana e quella delle istituzioni europee, che sui migranti cercano davvero una soluzione europea solidale, con una gestione comune, una ripartizione obbligatoria e una politica comune dell’asilo. La Commissione ha proposto di aumentare del 260% i fondi per questa politica, portando Frontex a 10.000 unità – ma l’Italia si lamenta perché la proposta prevede una riduzione, o meglio un aumento di solo il 6% dei fondi strutturali! Ma il problema non erano le migrazioni?

La realtà è che la linea ideologica sovranista - ogni Stato decide da sé – ha prevalso. Così si è arrivati alla solidarietà “su base volontaria”, cioè ognuno per sé e peggio per i Paesi di primo sbarco. Vincono i Paesi di Visegrad, amici di Salvini e nemici dell’Italia. I governi nazionali rispondono a elettori nazionali. Per risolvere i problemi nell’interesse comune europeo serve un governo federale: vale per le migrazioni, la sicurezza, la difesa, il rilancio di investimenti e economia.

Questo Consiglio europeo è stato quindi un successo sovranista e una disfatta italiana. Perché paradossalmente - come aveva riconosciuto Conte nel suo discorso programmatico - l’interesse italiano coincide con l’interesse europeo a una maggiore integrazione sia sul fronte migranti che su quello dell’economia. Ma non è con le minacce di veto che si può creare fiducia reciproca e disponibilità a una maggiore integrazione, ovvero una maggiore condivisione di sovranità.

@RobertoCastaldi

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