Il discorso di fine anno dei Presidenti della Repubblica italiana e francese sono stati alquanto diversi. Mattarella si è rivolto agli italiani in quanto italiani, e nel suo discorso non ha praticamente fatto riferimento all’Unione Europea, contrariamente a quanto accaduto in varie precedenti occasioni. Ha auspicato una grande partecipazione alle elezioni, ma non è entrato sul senso storico delle scelte da compiere. Macron si è rivolto ai francesi sia in quanto francesi che in quanto europei. Rilanciando l’impegno a rifondare l’UE per renderla pienamente sovrana, unita e democratica, auspicando un grande dibattito e una grande consultazione dei cittadini europei sulla base della quale disegnare la nuova Unione. Ha riconosciuto esplicitamente che nel mondo la Francia non può essere forte se l’Europa non è forte. Ha rivendicato che con lui non c’è e non ci sarà nessun cedimento o ammiccamento verso il nazionalismo populista. Piuttosto il rinnovo di un impegno profondo e strutturale al rilancio dell’Unione, che costituisce una sorta di stella polare della Presidenza Macron.

In pratica Macron ha rilanciato la sua proposta di un’Europa unita, sovrana e democratica, e la sua sfida agli altri Paesi europei a rispondere su questo piano. Su questo punto è caduta la possibilità di un’alleanza in Germania tra la CDU e i Liberali, e ora è un tema centrale nel negoziato tra la Merkel e la SPD di Schulz. Le prossime elezioni italiane avranno anche – o forse soprattutto – il senso della scelta dell’Italia rispetto all’Unione Europea e al suo rilancio. Storicamente l’Italia ha sempre spinto per l’integrazione, e la Francia è il Paese in cui alcuni dei progetti di integrazione sono caduti, come la Comunità Europea di Difesa nel 1954 e il Trattato Costituzionale nel 2005. Ora rischiamo di invertirci i ruoli. Ma l’Italia è più fragile ed esposta della Francia, e quindi ha ancor più bisogno di un’Europa unita, sovrana e democratica, in grado di rilanciare gli investimenti e l’occupazione, di garantire la sicurezza e di gestire i flussi migratori. La scelta per gli italiani è tra una prospettiva europea e la marginalizzazione. Tra un percorso di maggiore integrazione dell’Unione o il declino sempre più rapido cui ci condannerebbero le ricette, essenzialmente slogan, proposte dai nazionalisti in salsa populista.

@RobertoCastaldi