Per trionfare in quest'epoca travagliata, l'Europa è un'idea che deve diventare un sentimento”. Con queste parole si chiude la lettera-appello pubblicata da Bono Vox su La Repubblica di oggi (9 Ott. 2018). Un testo appassionato dove il celebre cantante riprende i motivi che già lo avevano portato ad intervenire sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung lo scorso 28 Agosto. Una lettera volta a spiegare l’impegno degli U2 – da agosto la band sventola la bandiera blu dell’Unione nel corso delle date del suo tour – e a ricordare il pericolo rappresentato dai nazionalisti che, sfruttando la paura del diverso, puntano a distruggere l’unità del continente in nome dell’uniformità e dell’omogeneità nazionale.

Contro questa deriva, fondata su “politica identitaria, risentimento e violenza”, la lettera ricorda la necessità di difendere un patriottismo alimentato da “una pluralità di appartenenze, identità stratificate, che consentano di essere al contempo irlandese ed europeo, italiano ed europeo, non l'uno o l'altro”. È questo scontro – tra un’unità concepita, in termini che ricordano quelli di Albert Camus, come armonia delle diversità e l’omologazione intesa come fine delle stesse – che oggi richiede un’azione orientata a difendere quelli che sono i valori e le aspirazioni del processo di integrazione europea. Per l’artista che ha concepito “Zooropa” è sulla difesa e la promozione dell’idea d’Europa, su un immaginario che smuove i sentimenti, che si gioca la battaglia. Per questo “su quell'idea di Europa vale la pena scrivere canzoni, e sventolare grandi e sgargianti bandiere blu”.

Di fatto Bono Vox dà voce ad un sentimento ancora diffuso e maggioritario tra i cittadini europei. Così come l'Unione Europea è una Res Publica europea in costruzione, così noi siamo cittadini europei, membri di un popolo europeo in formazione, caratterizzato dalla sua "unità nella diversità" e quindi dalla scelta di accettare e valorizzare la diversità come ricchezza. Perché sono queste le scelte di valore fondamentali su cui si fonda l'unità europea, contro ogni forma di nazionalismo.

Si tratta di un’importante presa di posizione che sottolinea la rilevanza strategica di un impegno artistico oltre che politico a favore dell’Europa unita. Come dimostrano tuttavia i primi venticinque anni di Unione Europea, quando ancora non esisteva il rischio di disgregazione nazionalista, non basta lavorare sul generico ideale dell’unità europea e dei suoi simboli. Ed è proprio in questo che gli artisti possono fare la differenza: serve il linguaggio autentico e coinvolgente dell’arte per far irrompere nel dibattito pubblico la pretesa e il progetto concreto di un’Europa più unita, di un’Unione Europea che vada oltre se stessa e porti a compimento l’ideale che alle sue origini era già stato anzitutto sentimento – gli Stati Uniti d’Europa.

Ne esistono già alcuni rari esempi in giro per l’Europa e, a mia conoscenza, uno solo che abbia natura transnazionale (esiste in 6 lingue e ha girato in 7 paesi UE) e consenta di aumentare la consapevolezza che noi europei siamo parte di una storia collettiva con un finale aperto: il recital musicale “Europa: che Passione! / Europe: what a Passion!”, scritto da Daniela Martinelli e Francesco Pigozzo, e valorizzato dalla talentuosa interpretazione del bravissimo Paolo Barillari.

Non riusciremo a battere la demagogia e le sirene della divisione se non uniamo le forze e creiamo sinergie tra tutti coloro che sono pronti a difendere e migliorare l’unità dell’Europa. Sarebbe splendido da questo punto di vista apprendere che colossi della scena musicale europea e mondiale come Bono e gli U2 uniscono concretamente i loro sforzi a quelli di chi, dal basso e praticamente senza mezzi, sta già spendendo tutte le proprie energie creative per la stessa causa.

Posted by Roberto Castaldi

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