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L’Italia è diventata il Paese dei balocchi?

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Pensavamo di vivere in Italia, che non è male: un Paese industriale avanzato, membro fondatore dell'Unione Europea, attanagliato da molti problemi, ma pur sempre un buon posto in cui vivere. Invece siamo addirittura nel Paese dei balocchi, un luogo meraviglioso dove tutto è possibile. Dove i “numerini” non contano, lo spread è un inganno, il tasso di interesse che paghiamo sul nostro debito è irrilevante. Non solo, ma è stato annunciato che la povertà verrà abolita per legge, attraverso la legge di bilancio, entro il prossimo anno. Insomma è come dire che volendo comprare casa possiamo infischiarcene di quanto siano i nostri risparmi, il nostro reddito e il tasso di interesse sul mutuo. Peccato che siano elementi evidentemente essenziali per l'acquisto, e a firmare un compromesso senza tenerne conto si ottiene solo di perdere la caparra.

Probabilmente il prossimo annuncio potrà essere ripreso da una famosa canzone di Lucio Dalla: “sarà 3 volte Natale e festa tutto il giorno” e, come hanno sostenuto alcuni esponenti delle forze di governo sui social, distribuendo soldi saremo più felici e faremo meglio l’amore, una versione leggermente rivista rispetto a Dalla: “e si farà l'amore ognuno come gli va”. Tutto questo ha costretto il povero ministro dell'economia, Giovanni Tria, a ricordare che lui ha giurato sulla Costituzione di fare l'interesse della nazione e non l’interesse di questo o quell'altro partito in campagna elettorale permanente. Avrebbe potuto aggiungere anche che lui non crede al gatto e alla volpe che sostengono l’esistenza dell’albero dei soldi. Ovvero, che un Ministro serio non può "trovare i soldi", come se crescessero sugli alberi o fossero "nascosti" da qualche parte, solo da tirare fuori.

I leghisti dicono che ciò che conta è la crescita economica. Bene, riprendano le idee di Savona e di Giorgetti, che hanno ricordato che l’essenziale sono gli investimenti produttivi e che il Piano Juncker è stato un successo. Infatti il modo migliore per fare gli investimenti è il Piano Junker, ovvero il Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici. Perché i contributi nazionali a quel fondo vengono scorporati dal deficit e si è sicuri che i denari vadano in investimenti produttivi e non in spesa corrente, e senza passare per la burocrazia italiana. L'Italia è già il secondo beneficiario del Piano Junker, che viene gestito centralmente, mentre non riesce a spendere i fondi europei che deve gestire da sola. Se davvero l'obiettivo del governo è rilanciare l'economia e la crescita attraverso gli investimenti lo strumento è quello: non tocca il deficit, non richiede flessibilità e sappiamo già che si ottengono risultati. Se l'obiettivo è invece fare spesa corrente a pioggia con misure assistenziali, allora largo al deficit. Purtroppo la risposta dei mercati non tarderà ad arrivare.

Avremo allora un brutto risveglio, e scopriremo che viviamo ancora in Italia, con il suo immenso debito pubblico, per cui l'aumento del tasso di interesse ci colpisce e impoverisce drammaticamente. E non nel Paese dei balocchi dove tutto è possibile. Il costo di questa ricreazione sarà però assai salato, come accaduto a Pinocchio quando si è fidato del gatto e della volpe, perdendo i suoi soldi. Forse allora ci accorgeremo di esser stati un po “ciuchini” nell’esserci fatti abbindolare da promesse irrealistiche e fantasiose, senza alcun rapporto con la realtà, come la promessa del Paese dei balocchi di cui furono vittime Pinocchio e Lucignolo.

@RobertoCastaldi

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