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Roberto Castaldi

Roberto Castaldi

Roberto Castaldi, Socio fondatore, Amministratore Delegato, Direttore dell’area Ricerca e Sviluppo. Professore Associato di Filosofia Politica presso l'Università eCampus, Co-Editor Perspectives on Federalism and Editor Bibliographical Bulletin on Federalism

C’è qualcosa di malsano, preoccupante e profondamente irrazionale nel dibattito pubblico in Italia, in Europa e nel mondo. Viviamo in un mondo sempre più interdipendente, complesso e quindi difficile da comprendere. Orientarsi richiede uno sforzo cognitivo maggiore che in passato. Obbliga a mettere in dubbio molti modi di vedere consolidati e abituali – e quindi confortanti - ma ormai inutili per comprendere la realtà. Così molti si rifugiano nell’illusione del mito, della costruzione di una visione del mondo priva di rapporto con la realtà.

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In un mondo sempre più interdipendente, instabile e insicuro, il nazionalismo sovranista è una ricetta fallimentare, ancorata a miti del passato e fondata sull’ignoranza delle sfide del presente. L’ultima dimostrazione ce l’ha data il governo italiano in occasione del Consiglio Europeo.

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La fiducia reciproca è una merce sempre più scarsa e preziosa in politica. Questo vale nell’Unione Europea, ma anche nella compagine di governo. Finora Salvini ha dettato la linea al governo italiano e ha scelto le persone nei posti chiave per la politica europea. Il nuovo sottosegretario agli affari europei sostiene l’incompatibilità tra i Trattati Europei e la Costituzione (contro la Corte Costituzionale evidentemente), e ha proposto in passato una similitudine tra l’UE e il disegno di egemonia europea della Germania nazista. Solo che l’UE è il più avanzato laboratorio della democrazia sovra-nazionale e del rispetto dei diritti umani, mentre il nazismo era un regime totalitario responsabile della Shoa.

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La crisis sistémica italiana erosiona la confianza en el país transalpino y provoca temor. El problema de la UE es la desconfianza entre los gobiernos nacionales, así como entre la élite política y las opiniones públicas de los Estados miembros, agudizada por una propaganda falsa sobre Europa. En esto hay que ser claros: sobre los temas principales se decide por unanimidad, así que es falso el «nos lo pide Europa» con el que los gobiernos nacionales descargan sobre la UE el peso de decisiones impopulares. Lo que pide Europa ha sido aprobado por los gobiernos nacionales. Es incluso discutible que exista «la hegemonía alemana»: cuando se decide por mayoría el país que más a menudo queda en minoría es precisamente Alemania, por ejemplo en el Banco Central Europeo. Si acaso cuando se vota por unanimidad y un solo país puede bloquearlo todo, Alemania con frecuencia frena: es más un conductor del veto que un líder. Superar la unanimidad es por tanto crucial para relanzar Europa.

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Il provincialismo del dibattito italiano – favorito dall’attenzione per le prime mosse del nuovo governo e per le elezioni amministrative - è disarmante. Alcuni avvenimenti pongono in questione il futuro dell’Europa e il suo ruolo nel mondo. Ma nel nostro dibattito non entrano. Salvini è diventato l’ombelico del mondo, almeno per gran parte della comunicazione italiana. Ciò dimostra che il governo è a trazione leghista, ovvero di estrema destra, e porta voti alla Lega a danno del M5S, come alle amministrative. Cerchiamo però di alzare lo sguardo e capire cosa sta succedendo intorno a noi.

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Il fatto che il debutto internazionale del neo-premier Conte avvenga in occasione del G7 ha accentuato l’attenzione in Italia per questo appuntamento. Già forte in generale perché solletica l’ego nazionale l’idea che l’Italia faccia parte dei 7 grandi del mondo. Purtroppo non è così, ed infatti il format del G7 risulta sempre più impotente ed inutile.

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Nel quadro del nuovo governo il Presidente del Consiglio e i suoi vice Di Maio e Salvini hanno monopolizzato la scena con le loro affermazioni di questi giorni. In particolare colpisce quella di Salvini sulla flat tax e l’idea che sia giusto che chi guadagni di più risparmi di più – ovvero che sia giusta la regressività della tassazione, quando la Costituzione ne prescrive la progressività. Mentre Di Maio ha ribadito che verranno disinnescate le clausole di salvaguardia per evitare l’aumento dell’IVA. Le affermazioni di entrambi implicano un significativo onere finanziario, ma nulla è stato detto sulle coperture. Anzi, in un Paese con un’altissima evasione ed elusione fiscale Di Maio propone all’Assemblea di Confcommercio di smantellare alcuni degli strumenti di contrasto sulla base del principio “siete tutti onesti”, sconfessato da tutte le statistiche.

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Molti si domandano che cosa sia cambiato tra domenica 27 maggio - quando il Presidente Mattarella, utilizzando i poteri conferitigli dalla Costituzione rispetto alla nomina dei ministri, ha segnalato la necessità di evitare un Ministro dell’Economia che sostenesse l’uscita dalla moneta unica – e giovedì 31 maggio quando ha invece accettato la lista proposta da Conte, in cui il prof. Savona era stato dirottato al Ministero senza portafoglio delle Politiche Europee, con l’inserimento del prof. Tria al Tesoro e lo spostamento di Moavero Milanesi agli Esteri. Se si ragiona in termini meramente domestici è difficile capirlo. Se si affronta la questione in termini europei si coglie molto meglio, ma bisogna comunque ricordare tutto il percorso.

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Andrew Glencross post highlights a crucial shortcoming in the construction of the Monetary Union as defined with the Maastricht Treaty. Before Maastricht we knew that the monetary union to work effectively required also an economic and political union. The McDougall Report indicated that it required also a budget of about 5-7% of GDP to ensure convergence and cope with asymmetric shocks. But France preferred to keep economic, fiscal and political sovereignty at national level. Therefore only some convergence criteria were established. These were indispensable to avoid incentives to free ride endangering the whole monetary union. That logic has been applied ever since and it has been strengthened by the Stability and Growth Pact, the Six Pack, the Two Pack and the Fiscal Compact. The resulting paradox is that Member States of the EMU are subject to more budgetary and fiscal constraints than those of any fully-fledged federal system. And at the same time they cannot count on federal budget, policies and solidarity. National fiscal sovereignty on the budget basically ended with the Maastricht Treaty. But political elites did not dare to tell this truth, because this would make it impossible to make astonishing electoral promises, especially when they are in opposition. This has produced the current difficulties.

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Dopo mesi di menzogne finalmente qualcuno ha detto la verità agli italiani: il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il problema non è l’indirizzo politico del governo, un nome o un altro, ma il fatto che qualcuno voleva far uscire l’Italia dall’Euro senza averlo detto con chiarezza durante la campagna elettorale. Per la buona ragione che se l’avessero detto gli italiani non li avrebbero votati. Nessuno infatti vuole perdere i propri risparmi, vedere deprezzata la propria casa o schizzare alle stelle la rata del mutuo. Tra crollo della borsa, aumento dello spread, dei tassi sui mutui e fuga dei capitali in meno di due settimane il tentativo di formare un governo giallo-nero tra M5S e Lega è già costato agli italiani decine di miliardi.

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