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Tre domande per il Ministro Savona

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Le Comunicazioni al Parlamento del Ministro Savona sulla politica europea del governo hanno suscitato molte reazioni a seguito della sua risposta a una domanda sull’uscita dall’Euro nel corso del dibattito. Ma sarebbe il caso di guardare anche alle Comunicazioni che segnano una significativa cesura dai toni sovranisti tenuti dal governo finora, e che offrono riflessioni sia sul breve che sul medio periodo.

1. Il Min. Savona ha richiamato “le dichiarazioni rese ai massimi livelli che l'Italia non intende uscire dall'euro e rispettare gli impegni fiscali”. Il Governo ha inteso il monito di Mattarella – che è costato a Savona il ministero del Tesoro – e quello dei mercati. Ieri ribadito sul Sole24Ore anche da autorevoli economisti sul fatto che l’uscita dall’Euro sarebbe per l’Italia una catastrofe. D’altronde la maggior parte degli italiani sarebbe contraria – e infatti Lega e M5S hanno condotto la campagna elettorale su altri temi. Se il debito pubblico italiano è ingente, i risparmi privati degli italiani lo sono ancora di più: e nessuno ha voglia di vederseli polverizzati dall’immediata svalutazione che seguirebbe un ritorno della lira. Eppure il fatto che nel dibattito Savona abbia detto che bisogna essere pronti a qualunque scenario, inclusa un’uscita dall’euro, ha nuovamente scatenato un dibattito sulle intenzioni del governo e tensioni sui mercati. Pertanto, per quanto le possa essere personalmente sgradevole, Min. Savona, non sarebbe il caso, invece richiamare le dichiarazioni di alto livello di altri, di esplicitare una volta per tutte che il suo obiettivo non è l’uscita dall’Euro? Questo aiuterebbe sia a rassicurare i mercati, che a limitare un dibattito sul tema che è di per sé dannoso, perché crea tensioni e allarmi.

2. Savona chiede che accanto alle politiche dal lato dell’offerta ci siano politiche europee dal lato della domanda attraverso investimenti europei. E propone di ampliare il bilancio europeo quando tratta della posizione italiana sul Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027. Al contempo, manifesta la scelta del governo di aumentare gli investimenti e procedere con le riforme favorevoli alla crescita in sincrono con l’aumento del gettito fiscale, in modo da garantire la tenuta dei conti pubblici, rassicurando i mercati sulla riduzione di deficit e debito pubblico. “La preoccupazione del mercato è che la spesa relativa causi un aumento del disavanzo di bilancio e del rapporto tra debito pubblico e PIL (DP/PIL) usati come indicatori di solvibilità. Giusto o sbagliato che sia, la politica del Governo ne deve tenere conto”. Un bagno di realismo economico e politico.

Per rilanciare gli investimenti in Italia e in Europa c’è un modo semplice: contribuire al Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (il Piano Juncker). L’Italia è il primo beneficiario del Piano Juncker e i contributi degli Stati sono scorporati dal calcolo del deficit. Perché non seguire questa strada? Non richiede di attendere eventuali modifiche alle norme sugli appalti, ricorsi vari al Tar, ecc. ed è sperimentato che funziona.

3. Savona ricorda che nel lungo periodo l’unione monetaria ha bisogno anche dell’unione politica, con la capacità di produrre crescita e convergenza. Si tratta di un’argomentazione condivisa anche dai più accesi federalisti, e che aveva caratterizzato anche i maggiori artefici dell’unione monetaria, come Tommaso Padoa Schioppa. A tal fine Savona invita a rafforzare la Banca Centrale Europea, includendo la crescita e l’occupazione, oltre alla stabilità, nel suo mandato. E dotandola di poteri di intervento sul tasso di cambio e del ruolo di prestatore di ultima istanza per l’Eurozona. Inoltre, propone di creare “una scuola di istruzione e di formazione europea di ogni ordine e grado che, insieme a un comune insegnamento, lasci spazio alle diversità culturali nazionali, un valore da proteggere”. Una proposta che ricorda quella di Macron sulle università europee, e che mette in evidenza una sensibilità importante sul tema.

Ma per fare l’unione politica non bastano il rafforzamento, pur opportuno, della BCE, né utili iniziative sul piano culturale. È indispensabile una proposta istituzionale adeguata: un governo federale dell’economia. Cioè il famoso Ministro del Tesoro europeo, responsabile di fronte al Parlamento europeo, e titolare di una capacità fiscale e di prestito, e quindi di un bilancio dell’Eurozona, se non fosse possibile per l’intera UE. È la battaglia che sta conducendo la Commissione, con l’appoggio di Macron. Per ora su questo fronte il nuovo governo non ha preso una posizione chiara.

In sostanza il Min. Savona ha fatto un discorso che gli europeisti consapevoli, cioè i federalisti, possono in parte condividere. Ma che richiede poi coerenza, cioè l’abbandono di una linea sovranista del tutto contraddittoria con la rivendicazione dell’unione politica. Altrimenti tutte queste affermazioni verranno interpretate dai mercati e dai partners europei come meramente strumentali: l’utilizzo di una narrazione “europeista” volta però soltanto a criticare l’attuale unione monetaria al fine di cogliere la prima occasione per uscirne. Con tutte le conseguenze del caso sui mercati e sui risparmi degli italiani.

@RobertoCastaldi

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