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Chi sono i migranti economici?

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A quanto pare tutte le polemiche riservate alla non accoglienza dei disperati che arrivano dal mare, non sono necessarie quando si tratta di dare direttamente la cittadinanza a qualche magnate in cambio di qualche decina di migliaia di euro. Non ho mai trovato sensata l'espressione "migranti economici" ma in questo caso pare azzeccata.

Secondo un report pubblicato a ottobre 2018 da Transparency International e Global Witness, ripreso poi da un articolo de Il Sole 24 Ore, nell’ultimo decennio sono stati almeno 133mila gli oligarchi dell'ex Unione Sovietica, i milionari cinesi e arabi, i ricchi uomini d'affari turchi, libanesi, brasiliani, venezuelani e sudafricani che hanno acquistato la cittadinanza di un Paese dell'Unione Europea in cambio di investimenti immobiliari predefiniti. In Lettonia ad esempio basta un investimento di 250mila euro in immobili o di 50mila euro in una società per entrare in possesso di un passaporto che spalanca le porte a tutti i Paesi dell'area Schengen.

Il boom di quelli che sono stati ribattezzati "golden visa" – passaporti concessi a quegli extracomunitari che, in cambio della cittadinanza o residenza, investono una cifra prestabilita dalle autorità dei singoli Stati – non è passato inosservato agli analisti di Transparency International e al Parlamento europeo che si sono messi in allarme per i gravi rischi di riciclaggio, truffe, evasione che si potrebbero nascondere dietro la richiesta della cittadinanza europea.

La portata del fenomeno però non ha richiamato l'attenzione di nessuno degli esponenti politici che abitualmente esprimono opinioni xenofobe e nazionaliste rispetto al fenomeno dell'immigrazione e che hanno lasciato in mare per giorni poche decine di persone salvate dal naufragio da alcune navi delle ONG.

La retorica xenofoba e nazionalista che sul tema della paura dei migranti e dello scontro di civiltà ha costruito il consenso di forze populiste e sovraniste in tutta Europa, sembra infatti costruita intorno ad un bersaglio precisamente identificato che non è in verità il migrante extracomunitario che ha una cultura e una religione diversa dalla nostra ma, per la precisione, il migrante extracomunitario di cui temiamo la cultura e la religione diversa dalla nostra nel caso in cui sia anche povero.

Sembra infatti che il dubbio (in questo caso peraltro molto più fondato) che coloro che richiedono i "golden visa" siano pericolosi criminali non dia particolari motivi di avere paura e certamente non richiama l'attenzione dei professionisti della propaganda anti-migranti; vi è anche un secondo elemento che spicca: nel caso in cui a richiedere la cittadinanza siano magnati sauditi o ricchi uomini d'affari turchi la paura nei confronti di uomini che abbracciano la fede islamica è decisamente ridimensionata.

La propaganda xenofoba e razzista di coloro che preferiscono ergere muri e sospendere Schengen non colpisce dunque con la stessa durezza tutti i migranti extracomunitari. Ci stanno convincendo che di tutte le persone che migrano, con l'accusa (vera o infondata) di essere dei criminali, bisogna essere spaventati solo dai poveri e dai disperati.

Non vi sembra che qualcosa non torni?

Posted by Federica Martiny, Dirpolis Institute at Sant'Anna School of Advanced Studies, Pisa

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