L’Euro è nato il 1 gennaio 1999, esattamente 20 anni fa. Da quel giorno il cambio tra le vecchie monete nazionali e l’euro è divenuto irreversibile, e sui mercati si è potuto scambiare solo euro. I nostri stipendi, conti correnti, mutui da quel momento in poi erano in euro. È importante ricordarlo, perché nell’immaginario collettivo la nascita dell’euro è in realtà spostata avanti di 3 anni, all’avvio della circolazione fisica dell’euro, il 1 gennaio 2002. Ma in quei tre anni c’era già l’euro e circolavano diverse frazioni di esso sotto forma di vecchie banconote e monete nazionali sulla base del cambio divenuto irreversibile. Questa discrepanza tra la realtà della nascita dell’euro e la percezione dell’avvio della moneta unica è foriera di molte incomprensioni rispetto agli ultimi 20 anni.

Vorrei celebrare questa ricorrenza mettendo in luce 20 cose spesso dimenticate o non dette sull’euro, sulle sue origini, sul suo significato storico, sui suoi effetti, sui suoi limiti. Alcune positive, alcune meno, ma non per questo meno rilevanti per capire il presente e l’assoluta urgenza di completare l’unione economica e monetaria. È anche un modo per cercare di favorire in Italia l’emergere di una memoria condivisa e di una comprensione adeguata di alcuni dei passaggi storici più importanti della nostra storia recente, rispetto ai quali continuano a imperversare nel dibattito affermazioni prive di senso.

 

Il fatto che manchi una consapevolezza diffusa di tutto ciò è drammatico. Ed è parte della mancata comprensione del significato storico dell'euro dal punto di vista politico ed economico. Se ci si rendesse conto di tutte queste cose, non avremmo surreali discussioni su un'eventuale uscita dall’euro o dall’UE, che sono possibili solo se non se ne comprendono bene le conseguenze. E nonostante le immagini dei pensionati greci in lacrime - impossibilitati a ritirare i propri soldi dalle banche quando c’è stato il rischio di un’uscita della Grecia - dovrebbero essere ancora fresche nella mente di tutti. Dovremmo invece concentrarci sul completare l’unione economica e monetaria, affiancando alla moneta unica e alla Banca Centrale Europea un governo federale dell'economia con un bilancio e un Tesoro europeo adeguati. Aldilà delle responsabilità della classe dirigente italiana, il nodo vero da cui dipende una ripresa stabile e duratura degli investimenti e dell'occupazione è la creazione di bilancio europeo fondato su risorse proprie in grado di promuovere investimenti, politiche di stabilizzazione macro-economica e solidarietà.

Queste sono le riforme su cui dovrebbe vertere il dibattito in vista delle elezioni europee, che saranno il momento decisivo in cui gli europei potranno scegliere con il loro voto se dare un mandato a rafforzare l’Unione completando l’unione economia e monetaria, o se rafforzare chi vuole indebolire l’Unione e ritornare alle sovranità nazionali ottocentesche.

@RobertoCastaldi

available also here